Omicidio piccolo Alex, uccise il figlio poi gli cambiò la maglietta

Omicidio piccolo Alex, uccise il figlio poi gli cambiò la maglietta

La Corte d’assise dovrà decidere se la donna è colpevole di omicidio aggravato e premeditato del figlio di due anni, Alex Juhasz, ucciso a coltellate a Po’ Bandino il primo ottobre del 2021. Ieri in aula a Perugia sono state ascoltate diverse testimonianze, anche il racconto dei dipendenti del supermercato dove la donna entrò con il bambino già morto in braccio. Sulle prime credettero tutti alla madre che piangeva e pensarono che il bambino fosse stato investito nel parcheggio.

I dipendenti hanno confermato come il bambino fosse stato cambiato dopo l’omicidio: la maglietta che aveva addosso non aveva i segni delle pugnalate, che invece sono subito apparse quando è stata alzata la maglietta, scoprendo un corpicino martoriato da sette coltellate a collo, torace e addome con un coltello da bistecca.

Un coltello, con ogni probabilità, trovato poi dai carabinieri nascosto nella borsa lasciata proprio sotto la cassa. Coltello che proviene dalla casa dell’ex datore di lavoro della donna, il titolare di un night club tra Umbria e Toscana in cui la 45enne ungherese aveva lavorato negli anni Novanta.

Durante le indagini la donna ha fornito versioni diverse nelle varie fasi successive il delitto: alla cassiera del supermercato ha detto che il bambino si era ferito a seguito di una caduta nel parcheggio, ai carabinieri intervenuti nell’immediatezza ha parlato di “un uomo nero” che avrebbe fatto del male al bambino, e poi ha riferito di aver lasciato il figlio dormire in un caseggiato e di averlo ritrovato morto.

Nel corso dell’udienza è stato sentito anche un investigatore che ha riferito in aula delle telefonate fatte dall’imputata quel giorno, indirizzate al figlio maggiore e all’ex marito. L’ungherese, subito dopo aver compiuto il delitto, ha telefonato all’altro suo figlio, appena diciottenne, rivelando di aver ammazzato il bambino. Il ragazzo era stato sentito ed aveva spiegato quella drammatica conversazione. Anche questo è stato riferito ieri in aula da uno degli inquirenti.

L’ungherese ha di fatto confessato ma la sua difesa, con l’avvocato Enrico Renzoni, si gioca ora sulla sua capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio.

La donna ha poi avuto un malore ed ha chiesto di essere riaccompagnata in carcere. Domani tornerà nell’aula degli Affreschi e si ritroverà davanti Norbert Juhasz, il papà di Alex che dall’Ungheria volerà in Italia, pronto a essere ascoltato dalla Corte sul difficile rapporto con la donna e sull’affidamento del bimbo.

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