Trovare armi ed esplosivi Immersioni a Sant’Arcangelo di Magione

I sommozzatori dell’Arma dei Carabinieri hanno iniziato ad ispezionare le acque

Trovare armi ed esplosivi immersioni a Sant’Arcangelo di Magione

Trovare armi ed esplosivi immersioni a Sant’Arcangelo di Magione

di Elio Clero Bertoldi
I sommozzatori dell’Arma dei Carabinieri hanno iniziato ad ispezionare le acque intorno al molo di Sant’Arcangelo alla ricerca di armi e munizioni anche di artiglieria, gettati in acqua dai tedeschi durante la ritirata nell’ultima guerra mondiale.

La segnalazione era stata fatta dal dottor Gianfranco Cialini, che leggendo i giornali aveva saputo come, nei giorni precedenti, alcuni volontari guidati dal presidente della pro loco di Sant’Arcangelo Simone Cittadini e dalla consigliera comunale Vanessa Stortini avessero bonificato la scarpata, di proprietà privata, sulla sponda del lago Trasimeno vicino alla Frusta, dove era stato trovato di tutto: bottiglie, seggiole, plastica, persino pezzi di eternit.

“Per senso civico e per responsabilità aveva spiegato Cialini al comando stazione carabinieri – segnalo, in quanto tutti non lo non sanno che circa a cinquanta metri dal luogo bonificato, proprio a ridosso del vicino vecchio pontile, in zona demaniale, potrebbe essere sepolta una polveriera di munizioni molto più pericolosa di quanto ritrovato durante l’attività meritoria di ripulitura”.

La “polveriera” risale alla seconda metà del mese di giugno del 1944: in quei giorni in Sant’Arcangelo si era acquartierato un reparto di soldati della Wehrmacht in ritirata, che aveva piazzato un deposito d’armi vicino alla fattoria dei Baldami. Non potendo portare via le armi e non volendole lasciare agli Alleati, ormai alle loro calcagna, i tedeschi decisero di farle saltare in aria, con la conseguenza che l’esplosione avrebbe potuto provocare vittime tra la popolazione e danni alle abitazioni più vicine. Supplicati dagli abitanti del luogo, i soldati desistettero dal loro intento e con l’aiuto di alcuni abitanti caricarono le munizioni su carri trainati da buoi e le scaricarono nel lago, in cima al pontile vecchio, mentre un cannone fu fatto saltare mediante una carica esplosiva nel vicino fosso dei Baldami.

“Sono trascorsi 76 anni da allora, di questa vicenda nessuno oggi parla – racconta Cialini – probabilmente perché non è a conoscenza. D’altronde gli stessi testimoni oculari, per la maggior parte, sono purtroppo morti. Ho saputo dell’accaduto quando facevo ricerche storiche, sul salvataggio degli ebrei d’Isola Maggiore. In quel momento, la mia attenzione era rivolta quasi esclusivamente alla ricostruzione storica di quella eroica traversata e la vicenda delle armi mi era sembrata ininfluente.

Oggi mi è tornata alla memoria proprio in virtù della bonifica della vicina scarpata fatta dai volontari. Non mi risulta che a tutt’oggi la zona sia mai stata bonificata. Nel frattempo, sul vecchio molo sono state poste delle targhe che ricordano il salvataggio degli ebrei, lo stesso pontile è stato oggetto di restauro. La strada che conduce al molo porta il nome di don Ottavio Posta. Il luogo è meta dell’itinerario a memoria della Shoah, ogni anno vi si tiene una solenne cerimonia. Fortunatamente fino ad oggi non è successo niente, nonostante il possibile grave pericolo”.

  • I sommozzatori dopo le prime immersioni hanno recuperato e portato a riva alcune armi e munizioni.

L’attività di ricerca continua.

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