Casamaggiore rilancia la sua storia contro lo spopolamento

Casamaggiore rilancia la sua storia contro lo spopolamento

La comunità chiede decoro e rilancio delle frazioni storiche

Casamaggiore, piccola realtà di Castiglione del Lago, custodisce un passato fatto di botteghe, scuole e vita comunitaria intensa, quando fino alla metà del Novecento contava circa seicento abitanti. Oggi, unita a Frattavecchia, ne rimangono appena un centinaio, ma i residenti non intendono rassegnarsi a vedere il borgo trasformarsi in un luogo dimenticato. La percezione diffusa è di abbandono istituzionale, con promesse politiche rimaste lettera morta. Tuttavia, i cittadini hanno deciso di reagire, organizzandosi con progetti e iniziative.

A sostenere questo percorso c’è l’associazione La Voce dei Cittadini, che si è resa disponibile ad ascoltare le istanze e a cercare soluzioni capaci di invertire il calo demografico, ridare riconoscimento alle frazioni e trasformarle in un valore aggiunto per turismo ed economia locale. Nelle parole di chi vive a Casamaggiore emerge un forte attaccamento al territorio, considerato una “collana di perle” anche nel Piano Regolatore Generale, grazie a paesaggi e peculiarità che meritano tutela e rilancio.

Al centro delle richieste c’è la chiesa di Santa Maria delle Grazie, edificio barocco del 1630 voluto dal Duca Fulvio della Corgna. Restaurata nel 2013 con fondi raccolti dal comitato “Pro Chiesa”, è stata chiusa nel 2019 per i problemi strutturali della canonica adiacente. Per sabato 27 settembre i parrocchiani hanno promosso una cena di raccolta fondi destinata al restauro del portone e alla sistemazione delle finestre, in modo da impedire l’ingresso dei piccioni.

Il tessuto della memoria collettiva è arricchito dal “Piscino”, sorgente storica a 800 metri dal paese, che fino al 1972 ha fornito acqua potabile e per il bestiame. Negli anni Trenta, il Podestà di Castiglione, conte Paolo Paolozzi, insieme alla moglie principessa Beatrice Strozzi, fece realizzare lavatoi e un abbeveratoio, oggi nascosti da vegetazione e bisognosi di recupero. Nelle vicinanze, durante la guerra, furono costruiti dodici rifugi, ricordati anche nel volume La battaglia dimenticata.

Altri simboli della memoria sono il monumento ai caduti della Prima guerra mondiale, inaugurato nel 1922 e situato in piazza, che necessita di manutenzione e messa in sicurezza, oltre al miglioramento dell’accesso alla piazza stessa, reso pericoloso da un muretto a sbalzo.

Il desiderio espresso dagli abitanti è chiaro: riaprire la chiesa, recuperare i lavatoi, salvaguardare il monumento e valorizzare il paesaggio. Così, chi torna alle radici contadine o chi arriva come ospite possa riscoprire luoghi e storie narrati dai nonni. Una battaglia civile e culturale che vuole trasformare l’isolamento in opportunità.

La fonte del comunicato è rappresentata da quanto trasmesso da Daniz Lodovichi e Pierino Bernardini, che hanno documentato luoghi, memorie e aspirazioni di una comunità che non intende cedere al declino.

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