
Residenti accusano Comune e Regione di immobilismo e silenzi
Un crescente stato di tensione e malcontento scuote Piegaro, dove numerosi residenti denunciano con fermezza la gestione ritenuta opaca, lacunosa e priva di dialogo sul tema dell’accoglienza migranti. In un documento diffuso alla stampa, la cittadinanza segnala una lunga catena di silenzi e promesse non rispettate, imputando alle istituzioni comunali e regionali un immobilismo che, a loro avviso, ha ignorato le esigenze della comunità. Il malumore ha trovato il suo culmine con la decisione del Prefetto di Perugia di assegnare migranti al territorio, scelta adottata senza un vero coinvolgimento dei residenti e senza un confronto aperto sulle possibili modalità di gestione.
La ricostruzione degli avvenimenti da parte dei cittadini parte dal 19 giugno, data in cui, durante un’assemblea pubblica, il sindaco aveva promesso di perseguire un modello di “accoglienza diffusa”, una strategia che aveva ottenuto il consenso della comunità. Tuttavia, le successive richieste di accesso agli atti hanno evidenziato un quadro differente: nonostante le dichiarazioni pubbliche in cui il primo cittadino aveva menzionato otto presunte “disponibilità informali”, gli atti ufficiali hanno mostrato l’assenza di iniziative reali e di manifestazioni di interesse da parte di privati o enti del terzo settore.
La situazione si è ulteriormente inasprita con il coinvolgimento della Regione Umbria. Nel question time del 25 luglio, il consigliere regionale Arcudi ha posto l’attenzione sul caso, ricevendo però una risposta giudicata sconcertante dai cittadini: l’assessore Barcaioli ha dichiarato di non essere informato sulla situazione di Piegaro. Un’affermazione che la popolazione ha considerato inaccettabile, ricordando di aver inviato il 15 luglio al Comune una petizione protocollata e firmata da numerosi residenti, proprio per mettere a conoscenza la Regione. Questo episodio ha rafforzato la percezione di una grave carenza di comunicazione e di coordinamento istituzionale.
La fase conclusiva della vicenda è coincisa con l’intervento diretto del Prefetto di Perugia. Secondo i cittadini, la determinazione prefettizia è stata presa attraverso “interlocuzioni” non ufficiali e in totale assenza della trasparenza promessa dal sindaco in precedenza. Ad acuire il malumore ha contribuito il comportamento successivo delle istituzioni locali: il comunicato del sindaco, definito dai residenti come un atto di scarico di responsabilità, e la totale assenza di dibattito sul tema nel Consiglio Comunale immediatamente successivo. Nessun consigliere, infatti, ha ritenuto opportuno intervenire, alimentando l’impressione di una mancanza di attenzione verso le preoccupazioni della popolazione.
Molti residenti si domandano perché, in un arco di sei mesi, l’amministrazione non abbia mai convocato un consiglio comunale aperto o assunto una posizione chiara e ufficiale sulla questione, e perché i tre gruppi consiliari non abbiano difeso le istanze della comunità. Il confronto con altri territori rende ancora più evidente la delusione: nel comune di Fossato di Vico, in circostanze simili, l’amministrazione ha promosso un dialogo costruttivo coinvolgendo Prefetto, associazioni e cittadini, giungendo a soluzioni condivise.
A Piegaro, invece, la conclusione per i residenti è amara: promesse disattese, mancanza di leadership e assenza di una visione condivisa hanno generato un profondo senso di isolamento. Gli abitanti denunciano una rottura del rapporto di fiducia con le istituzioni e chiedono un cambio radicale nell’approccio amministrativo, reclamando maggiore trasparenza e partecipazione. Il sentimento prevalente è quello di essere stati ignorati, con le proprie richieste lasciate senza risposta e senza la minima apertura a un dibattito pubblico.
Il caso ha acceso interrogativi più ampi sulla governance locale e sulla capacità reale delle istituzioni di ascoltare e rappresentare i bisogni della popolazione in questioni sensibili come l’accoglienza. Secondo i residenti, un tema di tale delicatezza richiede non solo sensibilità e rispetto, ma anche un flusso costante di informazioni e la disponibilità a un confronto leale. La vicenda, ormai al centro del dibattito pubblico locale, lascia intravedere possibili sviluppi, con una comunità determinata a non restare in silenzio e a mantenere alta l’attenzione sulle modalità con cui le politiche territoriali vengono definite e attuate.
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