
Accoltellamento a San Feliciano, gli altri egiziani ancora in carcere
Accoltellamento – Il tribunale del Riesame ha stabilito che gli altri due cittadini egiziani, accusati di aver partecipato all’aggressione contro i ristoratori Carlo e Giuseppe Sorrentino a San Feliciano di Magione la sera del 12 dicembre, devono tornare in carcere. Questa decisione è stata presa nonostante il giudice per le indagini preliminari avesse precedentemente convalidato il loro arresto e li avesse rimessi in libertà.
Il sostituto procuratore Franco Bettini aveva presentato un ricorso, che è stato accolto dal tribunale del Riesame. Per uno dei due indagati, le porte del carcere di Capanne si sono già riaperte. Per l’altro, invece, bisognerà attendere la decisione della Cassazione, che discuterà il ricorso presentato dal suo avvocato il prossimo 19 aprile.
Se la Cassazione dovesse rigettare il ricorso, tutti e tre gli egiziani, uno dei quali è già in carcere da dicembre, che avrebbero partecipato alla spedizione punitiva assieme alla ex moglie di Giuseppe Sorrentino, finirebbero di nuovo dietro le sbarre. La donna è attualmente sottoposta all’obbligo di firma, dopo che il giudice ha decretato cadute le esigenze cautelari per le quali era stata posta ai domiciliari in una struttura sanitaria, dove era in cura per le ferite riportate in un incidente stradale avvenuto durante la fuga dal ristorante, teatro dell’aggressione, e finito contro l’auto della figlia.
Nella sua ordinanza, il Riesame ha ricostruito la dinamica di quanto accaduto, rivalutando le testimonianze dei fratelli Sorrentino e della sorella Rosa, tutti feriti con armi da taglio nell’aggressione. Hanno raccontato del coinvolgimento attivo di tutti e tre gli egiziani, armati, nell’aggressione. Questa è avvenuta dopo mesi di querele e litigi tra la famiglia Sorrentino e l’ex moglie di Giuseppe, ora legata sentimentalmente a uno degli egiziani.
Per il Riesame, le ferite riportate dai Sorrentino testimonierebbero la partecipazione di tutti gli egiziani all’aggressione. Gli inquirenti hanno trovato solo uno dei coltelli usati, ma i giudici sostengono che gli altri sarebbero stati gettati o nascosti, così come i vestiti insanguinati indossati dall’indagato che si era allontanato a piedi dal ristorante e che si era poi cambiato proprio per nascondere il proprio ruolo.
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