
Alla scoperta delle origini di San Feliciano del Lago con Eliseo Pisinicca SAN FELICIANO DEL LAGO – La terza tappa del percorso alla scoperta delle origini di San Feliciano, guidati dal nostro storico per passione Eliseo Pisinicca, ha come titolo: ETRUSCHI. Le immagini del manico di patera sono dell’archeologa Serena Trippetti. Ci dice Eliseo: il primo e certo indizio che la sponda trasimenica prossima a San Feliciano sia stata abitata anche in epoca etrusca e romana lo si ricava proprio dal ritrovamento avvenuto durante i lavori di dragaggio per la nuova darsena, infatti, tra i materiali di risulta, in parte elencati la volta scorsa, sono stati rinvenuti anche reperti di bronzo e vari di tipi di ceramica che dalla prima età del ferro giungono all’età imperiale.
Probabilmente non provengono da una singola abitazione ma piuttosto di un vero ed esteso villaggio, e ciò lo lascerebbe supporre il ritrovamento di palificazioni ( come testimoni oculari hanno riferito) avvenuto durante alcuni lavori di scavo effettuati nella zona limitrofa.
Anche alla luce di quanto rinvenuto, appare scontato, che la fonte principale di sostentamento in tale territorio, in epoca villanoviana prima ed etrusca – romana poi, continuò ad essere legata allo sfruttamento, in tutti i suoi svariati aspetti, della risorsa lacustre, tanto da divenire, come afferma M.C. De Angelis ( Il bacino del Trasimeno in epoca preistorica e protostorica) : “ …punto di convergenza per vie di comunicazione da più diverse direzioni che può aver costituito un punto di collegamento provenienti da ambiti del versante tirrenico, interno , settentrionale e meridionale adriatico…”.
Infatti l’Etruria era dotata da una fitta rete di comunicazioni già dall’età protostorica, quando la pastorizia transumante si serviva di quei collegamenti per gli spostamenti stagionali e fu proprio con la nascita delle città etrusche ( per quanto più direttamente ci riguarda : Perugia, Cortona e Chiusi) che la rete stradale si estese, pur conservando nel tempo carattere locale, non esistendo, strade a lunga percorrenza come più tardi avverrà con l’avvento dei Romani. Con quasi assoluta certezza le colline che sovrastano l’attuale San Feliciano erano percorse da un diverticolo che dalla piana di Magione raggiungeva San Savino, e qui si univa all’altro diverticolo che all’altezza di Monte Buono lasciava l’importante arteria che congiungeva Perugia a Chiusi ( divenuta poi in epoca romana, intorno al 241 a.C., la Via Amerina) e quindi lungo il crinale collinare che da San Savino, Monte Petreto, Montalcino si raggiungeva Monte Colognola e da qui ci si innestava alla strada che univa Perugia e Cortona.
Proprio lungo questo diverticolo, in posizione dominante sia rispetto ai colli vicini, sia alla ristretta fascia rivierasca pianeggiante in cui si trova San Feliciano che la sottostante pianura di Magione che si estende fin quasi alla città di Perugia, nel V secolo a.C. sorse il santuario etrusco di Pasticcetto apparentemente frequentato fino al III secolo a.C.. Tale santuario è stato individuato nel 1984 , purtroppo, dopo essere stato per lungo tempo depredato, nonostante, in considerazione del tipo di struttura e del rinvenimento dei materiali è stato comunque possibile valutarlo come santuario di tipo rurale, che dal numero e dal genere dei reperti rinvenuti induce a credere che fosse stato frequentatissimo dalle popolazioni locali, e che queste fossero state prevalentemente dedite alla pastorizia ( transumante) ed all’agricoltura e fossero di grado sociale generalmente modesto.
Tuttavia gli scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeologica per l’Umbria hanno permesso il recupero di una struttura a pianta quadrangolare, realizzata in muratura a secco, con una parziale pavimentazione a lastre di calcare. All’interno della struttura, sono stati rinvenuti ex-voto bed è stato possibile identificare una vasca per la raccolta delle acque, probabilmente ritenute curative, in cui venivano immersi i doni votivi.
Da Pasticetto, proprio per il suo ruolo di santuario rurale sono pervenuti pochissimi elementi architettonici, proprio perché la funzione di tali santuari consisteva sostanzialmente, per lo più, in recinti sacri, all’interno dei quali potevano sorgere modeste strutture di protezione in cui incontrarsi , praticare i mercati, prendere decisioni di ordine politico e militare oltre naturalmente allo svolgimento di cerimonie religiose legate alle varie divinità. A tal proposito per quanto attiene Pasticcetto il rinvenimento di quattro statuette, tre raffiguranti Ercole ed una Marte, non sono di certo sufficienti per poter stabilire a quale divinità tale santuario fosse dedicato, tanto che taluni sono propensi a credere, dato l’enorme rinvenimento di bronzetti raffiguranti animali e considerata la ricchezza di sorgenti nel territorio circostante, che tale santuario fosse piuttosto dedicato a qualche divinità salutare e protettrice anche di animali.
Pasticcetto dunque, assurge ad eloquente testimone che la zona prossima a San Feliciano sia stata senz’altro abitata in periodo etrusco e ciò in linea con quanto afferma A. Milani, che in Notizie degli Scavi del 1895 scrive : “….A San Feliciano del Lago, nelle vicinanze di Perugia, si rinvenne casualmente, il manico in bronzo con etrusca epigrafe….”. Si tratta in buona sostanza di un manico della lunghezza di 40 centimetri, risalente al III secolo a.C., appartenente ad una patera o patella da sacrificio di grandi dimensioni ( patella lata) andata purtroppo perduta, con iscrizione dedicatoria alla dea solare Cavtha, tracciata a bulino con grande nitidezza.
Associare questo ritrovamento, al di fuori di un qualsiasi contesto, all’esistenza di un santuario, può apparire una forzatura, ma neanche si può escludere come ipotizza l’archeologo Alessio Renzetti ( Il Trasimeno tra fine VIII ed inizio I secolo a.C.) che il reperto in questione appartenesse : “ …. a qualche area sacra ubicata nei pressi di San Feliciano, magari connessa ad una struttura portuale ..) al riguardo, fino ad oggi, se suffragata da indizi, qualsiasi ipotesi può risultare vera o quanto meno verosimile. Altre testimonianze importanti per quanto riguarda il periodo etrusco non ci sono note o pervenute, ciò anche in quanto, nel nostro territorio non hanno risieduto “ principes” cioè membri di una classe aristocratica che amministravano il territorio in nome e per conto della città egemone, nel nostro caso Perugia, e pertanto non sono state rinvenute né tombe né arredi prestigiosi ma soltanto elementi che testimoniano la presenza di una popolazione dedita allo sfruttamento del territorio ed altri che bastano per comprendere che anche il territorio Sanfelicianese facesse parte integrante dell’uso sacro del lago, cosa questa, in parte protrattasi anche dopo la cosiddetta Romanizzazione del territorio, iniziata nel 295 a. C. in seguito alla disastrosa e definitiva sconfitta subita dal popolo etrusco a Sentino, dove la città di Perugia ebbe un ruolo rilevante.
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