Overdose, provocarono la morte di un uomo, tre arresti [foto]

Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto. E’ l’articolo 586 del Codice Penale quello che è contestato a tre persone, responsabili della morte di un uomo, per overdose. Il dramma si consumò nel marzo 2014 e i tre sono stati arrestati dai Carabinieri di Perugia.

Il 12 marzo 2014, circa alle 16.00, i militari del N.O.RM. – Aliquota Radiomobile erano intervenuti presso il pronto soccorso dell’ospedale di Città della Pieve, dove, poco prima, un disoccupato 50enne del posto aveva accompagnato un proprio conoscente C.D., 40enne di Sarteano, anche lui disoccupato, perché presentava un arresto cardio-circolatorio, che i medici avevano subito appurato essere stato causato dall’assunzione di sostanze stupefacenti. Dopo approssimativamente 2 ore e diversi tentativi di rianimazione, i sanitari dell’ospedale pievese disponevano il trasferimento di C.D. all’ospedale di Città di Castello, ma durante il trasporto, mentre l’autoambulanza del servizio 118 percorreva la S.R. 71 in direzione del comune di Castiglione del Lago, poco dopo le 18.00, l’uomo decedeva.

I primi accertamenti, eseguiti dal personale dell’Aliquota Operativa della Compagnia CC di Città della Pieve, permettevano, nell’immediatezza del decesso di C.D., di appurare che l’uomo, durante il viaggio in auto da Perugia a Città della Pieve, si era iniettato una dose di eroina, acquistata precedentemente proprio nel capoluogo e, subito dopo, aveva accusato un malore. Da quel momento, sono iniziate le indagini, finalizzate all’identificazione dello spacciatore che aveva venduto la dose letale al quarantenne.

L’ATTIVITÀ DI INDAGINE:Inizia, quindi, una complessa attività investigativa che viene impostata in modo tradizionale, sfruttando la conoscenza del territorio e dei soggetti che gravitano nel mondo degli stupefacenti, raccogliendo preziosi elementi attraverso gli interrogatori di vari personaggi, che conoscevano e frequentavano la vittima e dando vita a pedinamenti ed appostamenti a tutte le ore del giorno e della notte.

In breve, le indagini si indirizzano verso alcuni soggetti di origini tunisine ed un Italiano, residenti a Perugia e, a quanto pare, molto ben inseriti nella realtà dello spaccio del capoluogo perugino.
Gli inquirenti, cioè i militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia, approfondiscono gli elementi indiziari in loro possesso, per verificare l’ipotesi di colpevolezza intorno ai due stranieri ed all’Italiano, che appaiono i responsabili della materiale cessione della droga che aveva stroncato la vita di C.D. e, infine, li deferiscono all’A.G. perugina, non solo per il reato di spaccio di sostanze psicotrope, ma anche per quello, più grave, previsto dal codice penale di morte come conseguenza di altro delitto. Gli indagati, in pratica, devono rispondere per aver cagionato la morte del disoccupato di Sarteano, come conseguenza della loro illecita attività di spaccio di stupefacenti.

L’EPILOGO: Il 28 gennaio 2015, il Tribunale di Perugia, concordando integralmente con le risultanze investigative proposte al P.M. dai militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia, emette un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tutti i deferiti, i quali, dopo oltre 20 giorni di ulteriori servizi di pedinamento ed appostamento, vengono individuati in diverse zone della città di Perugia ed arrestati, nel corso di tre distinte operazioni, man mano che si riusciva a trovarli, dai militari dell’Aliquota Operativa di Città della Pieve, che sono stati coadiuvati dal personale delle Stazioni dipendenti dalla Compagnia.

In esecuzione dell’ordinanza dell’A.G., sono finiti in manette F. S., nato in Tunisia, nel 1992, M. I., nato in Tunisia, nel 1988 e F. F., nato in Italia, nel 1991, ma di chiare origini straniere.
L’estrema difficoltà incontrata dai militari della Compagnia ad individuare i tre destinatari della misura restrittiva lascia capire come essi fossero prudenti nel cercare di non lasciare alcuna traccia dei propri spostamenti, con la finalità di separare nettamente la loro vita privata e familiare da quella “professionale”.

Professionisti dello spaccio, che hanno dato parecchio filo da torcere agli inquirenti, tanto in fase di indagini preliminari, che sono state condotte in modo tradizionale anche per l’impossibilità dell’utilizzo delle moderne tecnologie investigative nei confronti di criminali così sfuggenti, quanto nella fase dell’esecuzione delle misure, portate a termine in tre diverse giornate ed a costo di oltre tre settimane di estenuanti servizi di appiattamento e pedinamento.
Tutti gli arrestati sono stati, alla fine, associati alla Casa Circondariale di Perugia-Capanne, dove attualmente permangono a disposizione dell’A.G. perugina.

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